Jang-e jahani sevom - World War III Regista: Houman Seyyedi
Jang-e jahani sevom - World War III
Regista: Houman Seyyedi
Cast: Mohsen Tanabandeh, Mahsa Hejazi, Neda Jebraeili, Navid Nosrati,
Provenienza: Iran
Anno 2022
Autore recensione: Roberto Matteucci
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“I have nothing more to lose.”
La seconda guerra mondiale finisce in Europa il 7 maggio del 1945 con la resa della Germania. Una settimana prima Hitler si era suicidato. In Asia bisognerà aspettare qualche mese, il 2 settembre del 1945 il Giappone si arrende.
La fine della conflitto non significò la pacificazione del mondo. La terza guerra mondiale è stata sfiorata in molte situazioni pericolose: il conflitto in Corea nel 1950, la crisi del canale di Suez nel 1956, quella dei missili sovietici a Cuba nel 1962, l'attentato a Ronald Reagan nel 1981, la guerra Russia Ucraina nel 2022. Poi si devono aggiungere molteplici falsi allarmi di fantomatici lanci con relativi stati di massima allerta.
Dopo il 1945, ci sono state guerre in abbondanza, di dimensione limitata ma estremamente sanguinose. Questa stato bellico continuo ha contributo ad accrescere l'idea di essere già in una terza guerra mondiale.
È l'opinione di Papa Francesco, il quale dichiarò come la terza guerra mondiale sia già in atto e si stia combattendo a pezzi:
"Diamo un'occhiata al mondo così com'è. Guerre ovunque. Stiamo vivendo la terza Guerra Mondiale a pezzi". (1)
E i pezzi di guerra sono tantissimi, di diversa intensità, mentre la pace è l'eccezione.
Cosa c'entra la terza guerra mondiale con le sventure di Shakib, un iraniano caduto in disgrazia e con una vita spezzata? Lo racconta il regista Houman Seyyedinel film Jang-e jahani sevom - World War III presentato nella sezione Orizzonti alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film ha vinto meritatamente il Premio Orizzonti per il Miglior Film e il Premio orizzonti per il miglior attore a Mohsen Tanabandeh.
Shakib ha perso tutto nel terremoto di qualche anno prima, moglie e figli sono morti. Rimasto solo, dorme nel retrobottega di un amico e ogni mattina va a cercare un lavoro saltuario a ore. La solitudine l'ha portato a trovare affetto solo con una meretrice muta.
Inaspettatamente la sua vita cambia positivamente. È assunto per costruire il set di un film storico, ambientato nella Germania nazista. Shakib lavora duro, è sempre disponibile. È notato dalla produzione, la quale lo ingaggia fino al termine delle riprese e gli consente di stare anche di notte in un umido anfratto. I carpentieri a volte indossano i costumi e si trasformano in comparse. Adolf Hitler è interpretato da un attore il quale si infortuna. Il regista, sorprendentemente, affida il ruolo di Hitler a Shakib. Ora ha un buon contratto e può stare nella casa rossa con svastica realizzata per il film.
Tuttavia qualcosa va storto. Ladan fugge dal bordello e lo raggiunge nella casa rossa. Shakib la deve nascondere.
Houman Seyyedi parla di guerra, di dittatori, di fatalità, di famiglia, di solitudine, di prostituzione. Per il regista c'è un collegamento con la futura terza guerra mondiale:
“Quasi due anni fa ancora molto prima della guerra di Ucraina e Russia ho guardato il mondo intorno a me e ho notato che è quasi inevitabile che arrivi una nuova guerra, forse una terza guerra mondiale perché ho notato che stiamo andando in quella direzione, molto importante ribadire e dire che non basta mai ripetere tutti i crimini commessi durante la seconda guerra mondiale, forse non è mai abbastanza sottolineato la via quella giusta può essere solo la pace.” (2)
Il regista ha una visione geopolitica e storica piuttosto superficiale. Solo negli ultimi due anni ha avuto l'illuminazione di un mondo sull'orlo di una guerra mondiale?
Sicuramente è più avveduto quando si riferisce alla pace. A Shakib gli tolgono la pace ed esso contrattacca rabbiosamente. Shakib non è stato rispettato, non gli è stato riconosciuto il suo dramma. Perché tutti si sono gettati su di lui, trasformandolo in un selvaggio violento?
Questa è la vera metafora. Molto attuale. Chi è aggredito e deriso, può reagire duramente, soprattutto se gli aggressori sono da anni arroganti e guerrafondai.
Sono la descrizione degli eventi di guerre contemporanee, e forse sono la terza guerra mondiale.
D'altronde Houman Seyyedi vuole rappresentare un evento universale, non di uno specifico paese ma di tutte le nazioni dell'intero universo:
“In film i tried really hard to not make this film be about any one country or multiple countries or region it's a very universal theme that I try to touch upon and we want to be able to strive for peace and make that be the solution to our problems but so it's an exploration of a universal theme of if you mentioned the pressure cooker of have that represent what people will do under a lot of pressure and their reaction might be out of control and beyond fixing. (3)
Shakib è la vittima. Quando è assalito con spietatezza, la sua reazione è la vendetta, con ritorsioni cruente.
La famiglia può salvare il nostro pianeta dalla distruzione:
“Quando parli di tua moglie, della tua casa e di un figlio in arrivo, le scelte sono automatiche. Non è una scelta, è quello che tutti facciamo ogni giorno. Abbiamo bisogno di energia per le nostre case, le nostre famiglie. Senza famiglia nulla conta, quindi la scelta avviene automaticamente. È un bivio solo all'inizio, poi sceglie per cosa vivere. Ciò per cui tutti noi viviamo.” (4)
La famiglia muta la prospettive, ci si concentra sul futuro. L'egoismo liquido di pensare esclusivamente a se stesso si è trasforma in maturità e generosità per le persone amate.
Shakib ha speranza nel suo avvenire, vuole avere una nuova famiglia. Il suo passato è annientato, il presente brutto ma il futuro con la donna amata deve essere bello. Ma improvvisamente tutto sparisce. Il regista ha questo pensiero:
“... quanto la vita è sempre in balia degli eventi, quanta possibilità c'è di perdere tutto quello che è stato guadagnato con tanta tanta fatica durante tutta la vita.” (5)
Shakib è perfetto nella funzione allegorica. Appare debole, triste, fragile, con un vissuto terribile. Nondimeno è un lavoratore docile, si impegna e cerca di rimediare alla sua esistenza. Il riscatto arriva dopo aver conosciuto Ladan, non gli interessa se è una puttana. Si innamora. A causa della donna si verifica uno sconquasso totale.
Shakib, a ragione, diventa distruttivo, perfido, iroso, violento e specialmente implacabile.
Alla cattiveria dell'intero cast, reagisce a una crudeltà efferata.
La raffigurazione di Shakib è basata sulla duplicità del suo carattere. Inizialmente ha un atteggiamento modesto, timido. Seduto in attesa dell'impiego di fronte a immensi tubi di cemento, ovvero seduto sul camion, completamente bagnato per la pioggia. Ovvero l'autobus non riparte e, Shakib insieme agli altri passeggeri, lo devono spingere. Queste tipologie di sequenze, lo tratteggiano stanco, debilitato dalle sue sciagure.
La sua sensibilità si modifica con la rottura del suo sogno. La rissa con tutto il cast è sconvolgente per la sua cialtroneria. Ma il riservato Shakib è cambiato e non ha più pietà.
C'è empatia per Shakib, pure la sua violenza assoluta è considerata come giusta.
Il regista ha il merito di descriverlo rassegnato ma pure ottimista, a partire dal dialogo con la prostituta all'inizio. Campo medio. Una stanza grande, con degli orsacchiotti, in chiaroscuro. Shakib si esprime con il linguaggio dei segni. La soggettiva è quello della ragazza fuori campo. Nello sguardo di Shakib c'è la decisione di uscire dalla povertà.
Il colpo di scena sarà spietato ma chiaro. Shakib è in guerra ed è disposto addirittura a usare armi non convenzionali per conseguire il suo scopo.
È questa l'opinione del filmmaker? La vendetta sarà la causa della terza guerra mondiale?
Il segno grafico di Houman Seyyedi è dominato da colori tenui, con un rosso ben distinguibile. Il dinamismo è dato dalle piccole inquadrature, dalla caratura del protagonista Mohsen Tanabandeh.
Il ritmo è serrato, la trama non è semplice. Il film nel film apre due linee di aspettativa, si sommano e si ritrovano in piena sintonia.
C'è un'atmosfera carica di tensione, un percorso incerto in quanto cancella ogni elemento etico, annullando il bene e il male. Per questo, in alcuni momenti il film ha un tono caricaturale, nelle scene del lager con un Hitler finto. Shakib lo interpreta - nel costume, nella postura – come una buffa marionetta perfino quando spara ai prigionieri.
E nel finale Shakib è entrato nella parte e provoca, come Hitler, un eccidio totale.
La terza guerra mondiale finirà con un eccidio?
Sitografia:
https://popcinema.org/film/la-troisieme-guerre-giovanni-aloi
Da secoli i cannibali sono considerati all'unanimità abominevoli e disgustosi, pertanto sono estromessi dalla società. Ma i cannibali sono malvagi? Segue questo pensiero Luca Guadagnino nel film Bonus and All presentato al 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il quale dal suo profondo ego si crede Dante mentre racconta di Ugolino nell'Antenora, la seconda zona del nono cerchio dell'Inferno della Divina Commedia.