Sight Regista: Hariom Mehta

Sight, Hariom Mehta

Sight

Regista: Hariom Mehta

Cast: Nilesh Brahmbhatt, Anand Savalia, Kumud Sukhadiya

Provenienza: India

Anno 2023

Autore recensione: Roberto Matteucci

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The truth is not visible with closed eyes.

La cecità potenzia gli altri sensi per effetto della neuroplasticità del cervello e della capacità di adattamento comportamentale.

Accadde a Tiresia, profeta cieco della mitologia. Tiresia ebbe una discussione con Era e Zeus. La controversia ebbe un risvolto drammatico, Era si infuriò e rese orbo Tiresia. Zeus ebbe pietà, ma non poteva cancellare le decisioni di un'altra divinità, perciò concesse a Tiresia il dono della preveggenza.

Una metafora della vita: i non vedenti possono usufruire di altre potenzialità enigmatiche e irrazionali.

Nel racconto "The Blind Man's Will" (Il testamento dell'uomo cieco), dello scrittore indiano Rabindranath Tagore il protagonista è un uomo cieco. Non ha un nome. È una persona perspicace, non può vedere ma ha una intuizione significativa della vita e degli esseri umani, qualità nata dalla sua cecità. Usa la sua percezione per punire i suoi concittadini per la loro mediocrità, bramosia, falsità redigendo un testamento provocatorio. Quest’uomo è lo strumento della vendetta, un vendicatore divino.

Il giovane e talentuoso regista indiano, Hariom Mehta, racconta queste tematiche psicologiche e metaforiche attraverso un personaggio cieco nel film Sight. Il film, passando da festival a festival, ha collezionato una lunga serie di premi.

È il secondo cortometraggio del filmmaker. Il suo primo lavoro fu il suggestivo 90 Seconds. Un film con molti elementi in comune con Sight, soprattutto per il concetto dell'eroe: da un eroe bambino a un mastodontico eroe cieco.

Sight, Hariom Mehta

Inquadratura di due mani di una donna, sta preparando il rotalo. È un pane non lievitato base nella dieta quotidiana, soprattutto nel Nord India, Pakistan e altri paesi del Sud Asia.

Dita sinuose, cariche di anelli massicci, con uno smalto impeccabile. Ai polsi degli eleganti bracciali. La stessa scena si ripete ma i braccialetti sono diminuiti. Gli sono rimasti solo due anelli. Nella terza scena le mani sono stanche. Gli anelli sono spariti e i braccialetti sono quattro e minuscoli. Sta per finire il ghee, un burro chiarificatore. Quarta scena. Le mani sono diventate piccole, sono avvizzite. Non indossa nessun accessorio Lo smalto non è più curato, il ghee è terminato. I gesti sono esausti e sofferenti.

Sight, Hariom Mehta

Una partenza emblematica, carica di emozioni. In una sequenza breve è raccolta una narrativa potente, ricca di sentimento. Un avvio al fulmicotone per delineare il triste declino di una donna, ovviamente sposata. All'inizio è felice. Le sue mani lavoravano vivacemente il rotalo. Poi qualcosa avviene, qualcosa di brutto. Alla fine la disfatta umana, un trattamento crudele si intuisce palesemente.

Questa parabola della femminilità è percepita dal rumore fuori campo di piatti rotti, di stoviglie sbattute violentemente. In una ripresa in dettaglio dall’alto appare il corpo della donna, oscurato fisicamente e intimamente.

Gli elementi chiave della fabula si manifestano subito. Una donna è in difficoltà. Come aiutarla? Cosa fare per lei? Si può assistere indifferenti?

L'autore cerca di rispondere. Crea una figura ieratica, maestosa. È un colosso buono. Un uomo maturo, alto, con la barba. La sua sagoma sporge fra i numerosi passanti nelle strade. Ha però una malformazione fisica e, contemporaneamente, simbolica e metaforica: è cieco. Gli occhi sono immobili, eppure quest’uomo riesce a scorgere i sentimenti umani. È il deus ex machina. È l'angelo vendicatore, il vero difensore dei deboli.

Per il regista è la soluzione mistica del problema. Non il giudizio, non il perdono, ma la vendetta tramite gli occhi privi di vista. Il protagonista di Sight è come Tiresia, è come il protagonista del racconto di Tagore. La cecità è un difetto capace di provocare una emozione quasi sensoriale.

Perché ci vuole un cieco per interpretare la giustizia? Perché esclusivamente il protagonista percepisce la verità, mentre la folla resta indifferente ai crimini che la circondano? Forse è meschinità, paura, mesta abitudine. Il cieco invece non ha nulla da perdere.

Sight, Hariom Mehta

Gli argomenti di Hariom Mehta sono espliciti: la giustizia, la violenza sulle donne, la passività della gente, solo il cieco ci vede benissimo.

Questi temi sono già intensi nel primo segmento. Il seguito è una materializzazione dei sogni delle persone amanti della rettitudine. L'angelo vendicatore ha una espressione fulminante e attecchisce lo spettatore, incapace di resistergli, assegnando all'uomo una sacra imponenza.

Who are you?” è la domanda giusta, chi è il cieco? Da dove viene?

È una persona altera, filosofeggiante, coraggiosa e decisa nel distinguere il bene e il male. È l'esecutore di giustizia non l'esecutore della legge, per quello c'è la polizia. È inflessibile, irremovibile, magniloquente ma contemporaneamente malinconico, introspettivo: arriva solo e da solo sparisce.

In un condominio ode una teiera fischiare. In un altro un bambino piange. Nell'altro le urla di un litigio familiare. Un uomo picchia la moglie. Non si vedono ma si sentono. È un ambente ideale per un cieco. Entra in un buio androne di un palazzo e sale delle scali attentamente.

Il regista costruisce con una linearità perfetta le varie fasi. La presentazione dei personaggi, in questo caso della donna, la nascita del conflitto, le conseguenze e il colpo di scena.

Il tempo narrativo è preciso e ritmato. La rappresentazione utilizza un essenziale bianco e nero, sfruttando una città affollata di gente affaccendata nei marciapiedi senza avere una meta e con edifici al cui interno succedono drammi oltraggiosi.

Il regista è profondamente conscio di poter guidare il pubblico sulla la retta direzione. Logicamente il pubblico si immedesima con il giustiziere cieco, non sappiamo chi sia, ma agisce con una tensione eroica. Infatti l’autore forgia un eroe. Un altro eroe brechtiano dopo quello di 90 Seconds: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi!” (1) Quando le donne potranno difendersi non ci sarà più bisogno dell’eroico uomo cieco.

Nonostante le differenze ci sono delle uguaglianze di stile fra Sight e 90 Seconds In quest’ultimo il ragazzino ha degli occhioni ampi e bellissimi, il colore della pellicola riempie di gioia le aree urbane indiane. In Sight gli occhi sono nel cuore dell'uomo, e il bianco e nero, i chiaroscuri, le lentezze nel passeggiare sono piene di sofferenze nascoste.

Nel finale la giustizia è fatta. La giustizia, non la legge. Primo piano della donna. Un sorriso malizioso appare sulle sue labbra. Nessuna clemenza.

Sight, Hariom Mehta

Il cieco esce dal fabbricato. È di nuovo fuori, gira la testa per osservare gli spettatori, c'è intesa. Cammina, in entrambi i lati ci sono donne. Il protagonista si rigira e, simultaneamente, tutte le figure femminili si rivoltano verso la camera.

Per riuscire pienamente il regista ha usato inquadrature parziali, con un montaggio energico, soggetti tagliati meticolosamente e volutamente.

La suspense della trama ha velocità e ritmo derivanti dal montaggio. Anche la musica è riempitiva delle sequenze. Il cieco bussa alla porta dell'appartamento. La donna di spalle la apre, il cieco è in controluce. Campo-controcampo. Ora lei gli sta di fronte, ma il suo volto è parzialmente nascosto. Unicamente gli occhi, con un’intensità segreta, emergono dall'ombra. Oltre la soglia, nell'oscurità c'è una sagoma maschile, sta mangiando. Lo sguardo della moglie non ha né dolore, né tristezza, non ci sono lacrime ma solo un desiderio, il desiderio uscire dal suo martirio.

Compiuta la sua missione, il cieco se ne va con il suo bastone, claudicante e incerto. Il bene ha vinto sul male e Hariom Mehta ha contribuito a sua volta a far vincere il bene.

  1. Bertolt Brecht, Vita di Galileo nel volume I capolavori, Einaudi, Torino, 1998

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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