Scala Regista: Ananta Thitanat
Scala
Regista: Ananta Thitanat
Provenienza: Thailandia
Anno 2022
Autore recensione: Roberto Matteucci
Click Here for English Version
“The last chair is done.”
Siam Square è il punto centrale della crescita commerciale e popolare di Bangkok. É una zona con sovrabbondanza di negozi, uffici, studi professionali, medici. Ma non è stato sempre così. Prima era una favela, un ghetto, ci abitava povera gente in misere case. Un incendio distrusse lo slum. La proprietà del terreno, la Chulalongkorn University, pianificò una speculazione edilizia di alti livelli. Per attirare folla furono anche edificati dei vasti cinema, con singole sale.
Il primo fu il cinema Scala costruito nel 1966. Successivamente, furono aperti il cinema Lido nel 1968 e il Siam cinema:
“Scala was one of the last remaining stand-alone cineplexes and once a favourite spot where teens of the 1980s and 1990s hung out. Famous for its extravagant exterior with a giant hall, grand staircase and chandelier built in the style of Art Deco architecture that emphasises the use of geometric shapes, the cinema eventually received the Outstanding Architectural Conservation Award 2012.” (1)
L'architetto, il thailandese Jira Silpakano, unì l'art déco con arte moderna Thailandese. (2)
L'inaugurazione della Scala avvenne il 31 dicembre 1969 con il western I due invincibili - The Undefeated con John Wayne e Rock Hudson.
La caratteristica del suo programma era culturale:
“Scala has provided an exception to this rule and has regularly attracted a cinephile audience through its alternative screening programme and special events such as Live at the Scala (2013) and the recurring Silent Film Festival, organized by the Thai Film Archive.” (2)
Questo carattere artistico non fu mai perso dai programmatori del cinema. Fino all'ultimo conservò questa peculiarità:
“Before the announcement of the cinema's closure in the summer of 2020, Scala was the city's last remaining single-screen movie theatre, and as such, offered an eclectic programme of films and live events not found at other theatrical venues in Bangkok. Programmes included vintage, retro and art-house films, and the cinema was frequently home to boutique festivals ...” (2)
Negli anni sessanta e settanta, il cinema era l'unico luogo di fruizione dei film. La televisione ne offriva ancora un numero limitato e anni dopo la prima visione. Ma è internet ad annientare il cinema. I giovani prediligono vedere i film in un iphone o ipad o mac o Netflix o Prime. I teenagers si sono allontanati dal cinema d'essai, preferiscono i multiplex, le multisale. Quest'ultime possono proporre una selezione ampia di film commerciali e semplici. Il cinema d'autore non attecchisce più.
La crisi sanitaria del Covid, con l'isolamento in casa, fu deflagrante. Fu il colpo di grazia di un sistema già in difficoltà.
La chiusura della Scala era già stata prevista ma fu anticipata. Il 5 luglio del 2020 fu proiettato l'ultima pellicola. La scelta cadde su un'opera iconica, sull'innamoramento fra un ragazzino e i film: Cinema Paradiso del regista italiano Giuseppe Tornatore.
Il cinema fu poi smontato degli elementi architettonici e abbattuto.
Questa fase dello smantellamento è raccontato con tenerezza nel documentario Scala, della giovane regista Ananta Thitanat presentato al Bangkok World Film Festival 2022 nel quale ha vinto il Grand Jury Prize.
Il documentario riporta da vicino il lavoro di abbattimento degli interni e degli arredi del teatro. Lo stile dell'edificio era molto estroso, con un esteso foyer, una scalinata e un lampadario immenso. Di seguito rimossero le rosse poltrone e le polverose tende. Quando cadevano, il pulviscolo si sollevava, era la polvere della storia del cinema mondiale.
Mentre i manovali lavorano, l'autrice li osservava con molta discrezione e spesso gentilmente iniziava una conversazione con essi. Insieme agli operai ci sono gli impiegati del cinema, i quali chiacchierano con nostalgia dei tempi mitici.
Gli argomenti concernano sia la storia della Thailandia, sia quella del cinema. Inoltre, l'autrice ci aggrega il concetto di comunità. La Scala non era unicamente un teatro per divertirsi, per guardare film epici, era un luogo di unione; molte famiglie si incontravano con solidarietà. La regista lo descrive come una percezione di mancanza, di qualcosa sparito nelle smisurate egoistiche città ma rimasta presente esclusivamente nei piccoli villaggi:
“My father used to be an employee of the parent company of these three cinemas. He brought me to the Siam theatre when I was very young. And in Asia, living at work is commonplace especialy for people from other provices who came to work in Bangkok. Some bus drivers raise their children on the bus they drive. These workers share things and even raise each other's children. They have to do that, because most of them often work at different times. Their neighbours or co-workers can look after their children when they are working, so they don't have to worry. This big family becomes like a community or even a village. Similar to ones you can find out in the provinces. Actually, the only downside to having lived in a big cinema is that i can hardly enjoy movies or any smaller screens.” (3)
I dipendenti della società raggruppavano i figli al cinema. I bambini erano sorvegliati dai colleghi e amici, aiutando anche i genitori impegnati. Si formava una allargata comunità, una allargata famiglia: “This big family becomes like a community or even a village. Similar to ones you can find out in the provinces.” (3)
Una ragazzina cresciuta a contemplare proiezioni in uno schermo grande non potrà intrattenersi scrutando un film nei pochi centimetri di un iphone.
La filmmaker è riuscita con eleganza e delicatezza a raggiungere lo scopo. Nelle dolci inquadrature, nei brevi dialoghi si scopre una comunità del passato. Essa sa bene, non ritorneranno quei momenti ma è giusto ricordarlo con un po' di tristezza. Esempio è come i lavoratori la riconoscono. Conoscevano i genitori, immagine di una amicizia ancora viva. Infatti, gli spettatori della Scala chiamano i dipendenti con il rispettoso e familiare nome di zio e zia:
“It’s not only me who feels that way. Many Scala customers refer to the yellow uniform cinema workers as uncles and aunties. Even the movies themselves also teach me about what family is. For me, it’s not about being blood relatives but it’s about being with the ones who make you feel comfortable.” (4)
L'altro merito di Ananta Thitanat è la sua serietà.
Conosce la nascita, la gloria e la decadenza della Scala:
“The Skywalk connects two shopping malls and the Bangkok Art & Culture Centre but the area where Scala used to be is still waiting to be connected. I remember there was an idea to connect the Siam BTS Skytrain walkway to the Siam cinema but it didn’t happen. The area surrounding Scala has changed a lot since my childhood. The new buildings were constructed, mostly shopping malls. Land prices are rising, small businesses can’t compete with regard to the rent. Other than that, only the big capitalists have the right to own the land.” (4)
Conosce le ragioni della difficoltà del cinema:
“Tickets at the shopping mall multiplexes are very expensive. It forces people to stream movies at home or go to alternative cinemas such as Doc Club, the House cinema, or Lido Multiplex where the repertoire is wider and more diverse than in the cinemas in malls. Recently, young people have started to watch more movies in many forms. The pandemic accelerated the emergence of this new film culture, the new generation seems to be more and more open to alternative, non-mainstream movies.” (4)
L'alto costo dei biglietti, la reclusione causata dalla pandemia sono i motivi di un disamore. Ma c'è una speranza nei teenagers, più attenti a una filmografia alternativa.
Conosce con precisione addirittura il futuro dei pezzi della Scala:
“The latest news I heard was that Central Pattana, the new renter, will turn the area into a mixed-use project including a new hotel, car park, shopping mall, and a full-scale replica of Scala.
L'ultima notizia che ho sentito è che Central Pattana, il nuovo affittuario, trasformerà l'area in un progetto ad uso misto che comprende un nuovo hotel, un parcheggio, un centro commerciale e una replica in scala reale di Scala.
...
The owner took the decorations back to Nong Nooch Tropical Garden, Pattaya. He took it there to decorate a new theatre which is also named Scala. Except for the “Asia Holiday” sculpture by Vergikio Ver Manipol which is too complicated to move. Now I don’t know if it was destroyed or stored somewhere.” (4)
Saranno utilizzati per il rifacimento del cinema a Pattaya, in un complesso con hotel, parcheggio e centro commerciale. Quindi una ricostruzione modello Las Vegas anziché la volontà di far risorgere una tradizione.
I personaggi sono gli operai e l'autrice stessa. Essa appare una volta ma sta descrivendo avvenimenti vissuti direttamente. Uno dei personaggi è un simpatico gatto, vive nel teatro. Si aggira curioso fra la manodopera, i mobili deposti a terra, la troupe. È indifferente ma ficcanaso, non è preoccupato per l'avvenire, si muove con familiarità. Per il gatto la Scala è stata un'ampia e lussuosa casa, una moltitudine di gente si prendeva cura di lui.
E poi c'è il teatro Scala, il vero avvenente protagonista. Un protagonista, altero, brillante, colto, docile, fedele, forte e fragile contemporaneamente, ieratico nella sua maestosità, magniloquente, maturo e pure sensuale. Non è mai stato invidioso delle comode sale dei multiplex. Ha mostrato orgoglio, senso del dovere. La malinconia è l'ultimo atto.
Il pubblico ha simpatia per la Scala. Ma forse è lo stesso pubblico ad averlo tradito, scegliendo altri generi e altri cinema. Però ora lo rimpiangono. C'è da chiedersi il perché di tanta attuale ammirazione. Forse è come la morte di un amico, di un parente. Con la morte ci si accorge della mancanza.
La struttura inizia dalla presentazione della Scala e degli operai. Il continuo e il mesto ricordo di una comunità all'interno del teatro. La conseguenza è una domanda atroce: rimarrà la testimonianza della Scala e soprattutto ci saranno altri cinema in grado di seguire la medesima politica cinematografica?
Il ritmo è rapido e veloce, è in sintonia con lo smantellamento della sala,
Le sequenze procedono speditamente, con un linguaggio vario e potente.
Si comincia con una inquadratura dalla Scala al cielo luminoso tramite una vetrata. La Scala sembra chiusa, distinta da un mondo esterno il quale si sta trasformando repentinamente. In un'altra simile sequenze si vede il treno della BTS passare sopra la loro testa.
Le scene interne sono oscure. Ci sono le macchie di rosso delle poltrone, del lampadario bianco maestoso, colossale. Gli operai lo guardano perplesso e rispettosamente, sembrano pensare adesso come lo smontiamo? Invece con calma e pazienza ci riescono a calarlo pezzo per pezzo.
Hanno rimosso l'insegna. Le lettera della scritta Scala sono a terra. Ma non è una scena triste, potrebbe essere una metafora della caduta, per la bravissima regista il cinema potrà sopravvivere. È Ananta Thitanat a segnare la cadenza. Parla con i carpentieri, con la manodopera. La sua voce è fuori campo. Una narrativa con un'interpretazione intellettuale ma perfino divertente. È la risposta sul suo lavoro: faccio documentari e a volte faccio foto nei matrimoni.
L'altro aspetto è sociale. I manovali operano in condizioni di sicurezza inesistenti. Ogni tanto cade qualcosa di pesante rischiando di ammazzare qualcuno.
Oltre i dipendenti, la regista segue il buffo gatto. Il piccolo animale non si rende conto di ciò che sta succedendo. Sbuca, fissa con impassibilità. Fa nascere un dubbio: dove andrà a vivere questo gattino? Troverà un'altra famiglia?
I particolari sono ricercati. Appaiono con semplicità, con disinvoltura davanti alla camera, utilizzate per l'ottimo montaggio. Come la locandina del film 8 ½ di Federico Fellini, dalla quale emerge Marcello Mastroianni. Ovvero il proiettore Cinemeccanica, un'altra delle citazioni all'Italia.
La tipicità spirituale è data dalla sequenza con la processione dei monaci buddisti venuti a benedire la Scala.
Altre finezze eleganti del film. L'inquadratura della targa premio per il valore culturale della Scala seguita dal primo piano di un cacciavite. Sta togliendo le viti.
Affascinante è la scena notturna della Scala. Tutto è finito rimangono solo le pareti laterali, tutto è buio. In basso a destra arriva una luce. È una donna con una pila. Sta avanzando nello scheletro rimasto della Scala. Il bagliore della batteria si irradia sulle mura, rappresentando il richiamo al fascio di luce dei proiettori sullo schermo.
È un film diverso da Cinema Paradiso. Nell'opera di Tornatore si favoleggia l'amore per i film, per le trame romantiche, drammatiche, comiche e per i sogni capaci di generare. Scala è invece l'esaltazione dell'amore per il cinema come organismo fisico e materiale. Simultaneamente centinaia di persone si riuniscono nel medesimo luogo per percepire all'unisono le emozioni delle pellicole. La cultura necessità di uno spazio reale.
Scala è un film delicato, pieno di atmosfera, liliale. Il merito è di Ananta Thitanat, il film ha la sua professionalità, capacità, amabile e sensibilità. C'è pudore nel filmare, non si vuole disturbare. La regista usa la camera bassa mentre gli operai scollegano gli altoparlanti o le attrezzature. Oppure si sofferma sui piedi, sui lavoratori, sui ricchi dettagli.
Sono immagini riprese spesso da vicino ma nondimeno con riservatezza, senza voler molestare, la stessa raffinatezza dolce della regista.
Bisogna evitare una damnatio memoriae per il cinema Scala. Deve essere rammentato come simbolo di una comunità. L'arte e la cultura necessità di propri spazi, collettivi, di sociali e non di strumenti elettronici divisivi.
https://www.bangkokpost.com/life/arts-and-entertainment/2215439/saying-farewell-to-scala
Emma Pett, Experiencing Cinema: Participatory Film Cultures, Immersive Media and the Experience Economy, Bloomsbury Academic, First Published, 2021https://www.google.it/books/edition/Experiencing_Cinema/vf8REAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=SCALA+THEATRE+BANGKOK&pg=PA158&printsec=frontcover
https://www.easternkicks.com/features/ananta-thitanat-interview/
La tematica del lockdown in India, unito a una motivazione privata e familiare, sono il background del film Tora's Husband della regista Rima Das e presentato alla 15. Bangkok World Film Festival.