No – I giorni dell’arcobaleno Regista: Pablo Larraín Cast: Gael García Bernal, Alfredo Castro

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No – I giorni dell’arcobaleno

Regista: Pablo Larraín

Cast: Gael García Bernal, Alfredo Castro

Anno: 2012

Provenienza: Cile, Francia, Messico, USA

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“Pinochet indice un referendum per perderlo?”

Bella domanda. Retorica e beffarda.

Il generale Augusto José Ramón Pinochet è stato Presidente del Cile dall'11 settembre 1973 all'11 marzo 1990. Personaggio controverso, odiato, disprezzato in tutto il mondo, però ha rappresentato un pensiero diffuso della popolazione cilena. Gli anni del suo colpo di stato sono stati discutibili, hanno anche contribuito a incrementare una contestazione di seconda mano allargatasi nel mondo. È anche il tempo della nascita di quel concetto politico di ‘’esportazione della democrazia”, ripresa poi dai new com americani.

Il generale entrò in campo con un colpo di stato cruento, ma si defilò in modo indolore per lui e per i suoi compatrioti. Ci furono pero dei tentativi di intervenire sulla sua scomparsa – faccenda totalmente cilena – per quel concetto di esportazione della democrazia collegata alla superbia e vanagloria di magistrati di tutto il mondo.

In realtà i cileni la soluzione la trovarono, pacifica e anche pacificatrice. Il regista Pablo Larraín ci racconta nel film No - I giorni dell'arcobaleno come andarono gli avvenimenti.

Il film fu presentato in avant festival per la 49a edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Pablo Larraín rappresenta un aspetto culturale importante della cinematografia del suo paese.

Post Mortem il suo precedente film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2010, racconta il momento dell’assalto al Palazzo presidenziale. Durante l’attacco muore il presidente Salvador Allende. Mario, un modesto impiegato dell’obitorio, è chiamato a redigere il referto del medico. Con una allegoria finale Mario rappresenta il popolo cileno in un momento difficile.

Ora Pablo Larraín cambia, dal modesto Mario si passa a René Saavedra un giovane rampante pubblicitario cileno. Ha lavorato per anni all’estero, ma è tornato in Cile per occuparsi di in una importante azienda pubblicitaria. René mostra una notevole capacità di linguaggio appresa all’estero.

La partenza del film è nel 1988. René con il suo carattere superbo e pieno di sé mostra il suo spot televisivo ai manager di una azienda di bevande. Il pubblicitario appare con una immagine piena, affronta gli altri con sufficienza, spesso mostrato di spalla. Si muove con spavalderia, esempio è la scena di quando affronta la strada con lo skateboard: in poche immagini tutte le sfaccettature della sua personalità.

Di seguito altre immagini per definire il carattere. La bella casa, una domestica, René è benestante, ha un buon reddito. Poi si passa alla scena in cui lui e il figlio lavano insieme la macchina.

Il regista non ama René. Il suo temperamento è troppo spigoloso e giovanilista. È un bambino cresciuto. Perciò lo osserviamo mentre gioca i con giocattoli del figlio, nonostante le lamentele di quest’ultimo. La prima fase è importante per produrre il tono divisorio all’interno del comitato per il No. Di fronte all’offerta di gestire la campagna pubblicitaria dell’organizzazione anti Pinochet è dubbioso.

Il regista carica la situazione costruendo su di lui una fase di accettazione crescente. Acconsentirà ma non per disinteressata convinzione politica ma per il confronto di sfida con il comitato stesso. Si tratta di combattere una battaglia già persa, per ammissione degli stessi sfidanti. E qui inizia la fase del contraddittorio con il comitato. Tutti i membri sono tristi, noiosi, sconfitti, angosciati, hanno subito tante ingiustizie, violenze e ora non possono sopportare un sorriso.

René comprende la nuova situazione economico sociale cilena. Per entrare in sintonia con una classe media in miglioramento economico bisogna assumere un tono disincantato. Perciò affronta la seriosità degli altri trattando la democrazia come un prodotto qualsiasi, compie così un reato di lesa maestà: “la democrazia è allegria.” Mentre tutti vogliono immagini cruente violente, René li porta a studiare il possibile messaggio in un bellissimo posto in riva al mare.

Pinochet appare a volte con delle immagine di repertorio, oppure di lui si sente parlare da terze persone. Non c’è nessun attore a personificarlo, contribuendo in questo modo a creare un personaggio ideale come stereotipo. Il regista non vuole offuscare la sua figura con degli attori.

René ha delle divergenze con i seriosi pubblicitari del comitato del No: “Ne ho le palle piene delle tue denunce”.

Alla fine lo spot è allegro divertente giovanile, con un messaggio adatto a tutti; perché una persona non vorrebbe essere allegra e felice? Perciò il risultato del referendum da impossibile diventa possibile.

La storia la conosciamo.

Il No vincerà. Pinochet dovrà per forza – lentamente – accettare il risultato e cominciare la fase della allontanamento. A vincere è la determinazione di René. Una fermezza non politica, ma sociale. René rappresenta il nuovo Cile, quello moderno, giovane, borghese anche in conflitto con gli stessi aderenti al movimento. La politica è immagine, si vince se si dà una speranza di vita migliore, di successo; la politica triste, sessuofoba è costretta alla sconfitta e alla scomparsa.

Perciò René non è simpatico, e forse le persone come lui porteranno nuovi e diversi problemi anche al Cile, ma per sconfiggere un dinosauro è perfetto. Gli Stati Uniti dopo anni di volontà politica legata a un controllo del territorio sudamericano con colpi di stato si rende conto che la ‘democrazia’ può dare dei frutti maggiori con una minore perdita di immagine. Anche questa è pubblicità.

Il regista costruisce tutto con abilità. Gioca sui contrasti dei due modi di pensare del comitato: alla prima riunione il regista posiziona René da una parte e tutti gli altri dall’altra. Si affrontano: lui contro tutti.

Ovvero quando René gioca con il trenino del figlio. In una bella inquadratura, lo si vede sdraiato sul pavimento mentre la locomotiva gli passa dietro la testa.

Ovvero la simbologia fra il NO e un microonde. René sta curando la pubblicità del forno ma lo sentiamo avvertire l’attrice dello spot di stare distante perché emana delle radiazioni.

Per René è indifferente, non deve credere nei prodotti pubblicizzati, devo solo eseguire al meglio il suo lavoro portando la gente a comperare ciò che lui dice. Non crede nel microonde e non crede nel No. La sua vita è una altra cosa.

Il regista sa usare anche un taglio divertente, soprattutto nel tratteggio dei personaggi del regime. Un ministro di Pinochet parla con un assistente. Entrambi sono di fronte ripresi in campo medio, fra loro c’è la bocca di un cannone. Il ministro è scettico e sta mangiando una arancia. Con gesto ironico mette le bucce dentro la bocca del cannone. La delineazione del ministro è ironica, ma subito scompare con un campo lungo. Le minacce del ministro sono reali non fantasiose.

Roberto Matteucci

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“There’d he even less chance in a next life,” she smiled.
“In the old days, people woke up at dawn to cook food to give to monks. That’s why they had good meals to eat. But people these days just buy ready-to-eat food in plastic bags for the monks. As the result, we may have to eat meals from plastic bags for the next several lives.”

Letter from a Blind Old Man, Prabhassorn Sevikul (Nilubol Publishing House, 2009)

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