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J'accuse - L'ufficiale e la spia - El oficial y el espía – An Officer and a Spy Regista: Roman Polanski

J'accuse - L'ufficiale e la spia - El oficial y el espía – An Officer and a Spy

Regista: Roman Polanski

Cast: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Hervé Pierre, Wladimir Yordanoff, Didier Sandre, Melvil Poupaud, Eric Ruf, Laurent Stocker, Luca Barbareschi

Provenienza: Francia, Italia

Anno 2019

Autore recensione: Roberto Matteucci

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Soldati degradano un innocente.”

Una notte de marzo 1977, Samantha Geimer, una ragazzina di quasi quattordici anni, figlia di una presentatrice televisiva, futura modella, si trovava nella villa di Jack Nicholson a Los Angeles, sola con il regista Roman Polanski. Bevvero qualcosa e poi ebbero un rapporto sessuale.

Roman Polanski è colpevole? Sì, perché in base a un accordo fra l’accusa e difesa, Polanski dichiarò la sua colpa, quella di aver avuto un amplesso con una minorenne ma negò la violenza, fu un atto consenziente. Polanski fu condannato a novanta giorni di prigione.

È un avvenimento simile a di quello accaduto fra Asia Argento e Jimmy Bennett.

Ci fu un intoppo. Qualcosa si bloccò, il giudice rifiutò l'accomodamento, nonostante fosse stato accettato addirittura dalla vittima. Con la rottura dell'impegno del pubblico ministero, Polanski fuggi dagli Stati Uniti.

Polanski ritiene di aver scontato la pena per aver fatto sesso con una minore. Pure Samantha la pensa ugualmente. In una intervista parla dello strano comportamento del magistrato:

Agì in maniera inappropriata e immorale, e di sicuro non per premura nei miei confronti o per senso di giustizia. Era previsto che Roman avesse la libertà condizionata, né io né la mia famiglia volevamo vederlo in galera. Le persone si possono redimere, non è il caso di farle pagare a vita.” (1)

Samantha presentò appello alla corte di Los Angeles per ottenere la chiusura definitiva del caso, escludendo ulteriore reclusione per Polanski.

Polanski è sicuro di essere stato intrappolato in un dileggiante procedimento giuridico.

E l’atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l’esplosione della verità̀ e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dell’umanità̀ che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima.”

Scrisse Émile Zola il 13 gennaio 1898, sul L’Aurore, in una lettera al presidente della repubblica francese Félix Faure. Voleva documentare come, l’ufficiale dell’esercito Alfred Dreyfus, fosse stato incastrato da una macchinazione putrida e razzista.

Polanski si sente sia come Alfred Dreyfus, sia come Émile Zola. La similitudine con Dreyfus è palese. Quella con Zola è artistica. Zola è uno scrittore, preparò, con una terminologia risolutiva e espresiva, una lettera. Polanski è un regista e dirige il film J'accuse per perorare sia di essere succube di un errore giudiziario, sia di come la calunnia possa distruggere una persona.

J'accuse - L'ufficiale e la spia - El oficial y el espía – Intrige – An Officer and a Spy è presentato alla 76° Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia, vincitore del Gran Premio della Giuria.

La trama è storia. Alfred Dreyfus, ebreo, era capitano dell'artiglieria. Fu accusato di essere una spia. Il processo fu sbrigativo. Il 5 gennaio 1895 fu degradato e spedito sull'Isola del Diavolo, di fronte alla Guyana Francese.

Il colonnello Georges Picquart, era un rispettato e leale ufficiale. Fu nominato capo dei servizi segreti per rintracciare nuove accuse su Dreyfus. La sua indagine dimostrò il contrario e scoprì il vero colpevole. Chiese il suo rilascio senza successo. I generali non vollero far trapelare la verità, Picquart si oppose, per onestà professionale, allo stato maggiore. Suo malgrado, si trovò a guidare la rivolta degli intellettuali e della politica a favore di Dreyfus.

Il soggetto non è moderno, è un po' old fashion, ma Roman Polanski è un intelligente artista e la restituisce fresca e divertente. Per riuscirci scrive la vicenda con una soggettiva diversa. Invece di raccontare gli eventi dal punto di vista di Dreyfus, preferisce scegliere quella di Picquart:

Robert era molto entusiasta dell'idea, quindi ci siamo messi subito al lavoro. All'inizio ci sembrava ovvio che dovevamo raccontare la storia dal punto di vista di Dreyfus, ma presto ci siamo resi conto che non avrebbe funzionato: tutta l'azione, con i suoi numerosi personaggi e colpi di scena, si è svolta in Parigi, mentre il nostro personaggio centrale era bloccato su "Devil's Island". L'unica storia che avremmo potuto raccontare sarebbe stata sulla sua sofferenza.

Abbiamo affrontato a lungo il problema e alla fine, dopo oltre un anno di lavoro, Robert ha trovato la soluzione al nostro dilemma: era meglio lasciare Dreyfus sulla sua roccia e raccontare la storia dal punto di vista del colonnello Picquart, uno dei personaggi principali della storia.” (2)

L’opzione Picquart è fondamentale.

I due personaggi sono diversi, hanno caratteri profondamente dissimili e si scontrano. Tuttavia, hanno qualcosa in comune: l'onestà e la puntigliosità. Senza l’orgoglio di Dreyfus e il coraggio di Picquart, il finale sarebbe stato diversamente tragico.

Dreyfus è scontroso, poco amichevole, superbo, altero, orgoglioso e anche ingrato.

Quando la verità emerse, Dreyfus fu riabilitato e Picquart fu nominato Ministro della Guerra.

Nella scena conclusiva, Dreyfus chiede d’incontrarlo. Il colloquio è freddo. Dreyfus non ha cedimenti, non pronuncia un grazie, una spiegazione, un chiarimento ma si comporta intransigentemente, vuole unicamente un avanzamento di carriere per gli anni persi per la sospensione.

Non è il primo contrasto. Periodo dell'inchiesta, i due si fermano uno di fronte all'altro. Campo medio, di profilo alla camera, si guardano fissi negli occhi. Picquart afferma di non piacergli gli ebrei eppure mai li discriminerebbe.

Polanski ci aggiunge un forte elemento umano:

Picquart è un personaggio affascinante e complesso. Non è un antisemita attivo. Non gli piacciono gli ebrei, ma è più per tradizione che per fede. In qualità di ufficiale del controspionaggio, quando scopre che Dreyfus è innocente, prende molto a cuore il caso e decide di scoprire la verità". (3)

Picquart è un antisemita, ma perbene, obiettivo, giusto, un ottimo militare e davanti a una evidente ingiustizia, non esita a schierarsi contro i suoi superiori.

C'è un altro legame fra i due. Anche Picquart ha un peccato. Un grave delitto, ha un'amante, una donna sposata con un funzionario. L'adulterio non è accusa leggera nella Francia di fine ottocento e la coppia clandestina è oggetto di emarginazione.

La sequenza per determinare il suo temperamento: Picquart torna a casa dopo le accuse. L'appartamento è stato perquisito ed è devastato. Il colonnello mantiene la calma e in mezzo al disordine si siede al piano e suona.

Il film comincia dalla degradazione di Dreyfus. Campo lungo. Un’enorme caserma, centinaia di soldati sono schierati. Dei rumori, un plotone accompagna Dreyfus. Un militare gli strappa le mostrine e gli rompe la spada, il massimo dell'umiliazione.

La rivincita appare con la pubblicazione dell’articolo di Zola. Una voce fuori campo lo declama. Le accuse dettagliate per ogni singolo generale o politico o investigatore. Il regista usa il montaggio alternativo. Sono sconvolti, nessuno si era mai permesso di lanciare delle accuse dirette. Fra gli incriminati c'è un chi legge il giornale in strada appena comperato, chi lo legge a tavola mentre mangia la colazione con cameriere in attesa. Addirittura, c'è chi lo legge nella vasca durante il bagno, ovvero il calligrafo, lo legge nel laboratorio, fissato dai subalterni.

Nelle loro facce è impresso il turbamento di essere stati scoperti e ingenui. Inoltre, c'è la sublime potenza delle parole prodotte da un dotto narratore. Ogni termine penetra come un dardo, capace di squarciare la più bieca delle bugie impiegate per calunniare un innocente.

Polanski non ha simpatie per i boriosi generali. Seduta del tribunale. Lettura della sentenza. Campo lungo, inquadratura dal basso. La giuria scatta in piedi. Scalpiccio, il pubblico si alza. Gli ufficiali si mettono sugli attenti, indossano il loro cappello con il pennacchio sventolante. Sono severi, rigorosi con i loro baffi. Sono esagerati, hanno qualcosa da nascondere, troppo sicuri di sé. Il presidente legge il verdetto nel nome del popolo francese e a questa frase tutti i soldati scattano nel saluto. Cut, la camera filma Picquart in abiti civili, campo medio, sempre angolare bassa, lo sguardo è severo.

La camera va indietro, poi svolta lentamente per riprendere l'aula. Il verdetto arriva fuori campo. Ripresa del volto dei generali, appaiono come dei personaggi irreali nella loro pinguedine e nella cupezza fisica. La camera scivola lateralmente fino ai giornalisti contemporaneamente alla dichiarazione di colpevolezza. I cronisti balzano sulla sedia per scrivere i loro servizi. Cut, campo lungo in soggettiva del presidente del tribunale. Ci sono degli schiamazzi mentre i generali si congratulano. Cut, gli avvocati di Dreyfus ripresi dal basso sono tristi e sconfortati. Cut, la platea si divide, inquadratura di una signora amareggiata, abbracciata da un uomo. Cut, la giuria riconosce le attenuanti per i meriti passati e Dreyfus passa dalla pena di morte al carcere. Campo lungo, i generali esprimono il disappunto. La sequenza è la messa in ridicolo degli altezzosi comandanti.

I temi sociali e storici del film sono chiari e precisi.

Il bene e il male sono percepibili. Dreyfus, Picquart, Zola altresì l'amante, sono membri di una classe borghese alla guida della Francia nel periodo post rivoluzione. Hanno ancora molti ostacoli da affrontare e utilizzano il caso Dreyfus per eliminare le resistenze conservatrici, prevalentemente fra i militari.

I personaggi, più che storici, sono temperamenti simbolici, con alcune ironia come quella dei RIS del tempo: “Bontà divina cosa riuscite a fare al giorno d'oggi”.

La struttura è lineare, logica, i flash-back non pesano nella comprensione.

C'è una concentrata e specifica volontà a fotografare l'atmosfera dell'epoca, come ci era riuscito in Oliver Twist. I particolari della polvere sui passamani o gli escrementi dei cavalli disseminati nelle vie di Parigi sono degli esempi.

La scenografia, le posizioni, le scene sono dei dipinti. Ci sono richiami a Jacques-Louis David, a Henri de Toulose-Lautrec, agli impressionisti, a Gauguin nelle immagini dell’isola del Diavolo.

La morale è ovvia, facilmente individuabile, non ci sono recondite interpretazioni, questa è il virtù di J'accuse.

  1. https://www.elle.com/it/magazine/a6417/samantha-geimer-stupro-roman-polanski/

  2. Robert Harris was very enthusiastic about the idea so we got down to work straight away. At first, it see- med obvious to us to that we should tell the story from Dreyfus’s perspective, but we soon realised that it wasn’t going to work: all the action, with its many characters and twists and turns, took place in Paris, whereas our central character was stuck on “Devil’s Island”. The only story we could have told would have been about his suffering. We wrestled with the problem for a long time and eventually, after more than a year’s work, Robert found the solution to our dilemma: it was best to leave Dreyfus on his rock and tell the story from the point of view of Colonel Picquart, one of the main characters in the story.” Tradotto dall'autore dahttps://medias.unifrance.org/medias/191/74/215743/presse/an-officer-and-a-spy-presskit-english.pdf

  3. Picquart is a fascinating and complex character. He is not an active anti-Semite. He doesn’t like Jews, but that’s more out of tradition than belief. As a counter-intelligence officer, when he finds out that Dreyfus is innocent, he very much takes the case to heart and decides to uncover the truth.” Tradotto dall'autore dahttps://medias.unifrance.org/medias/191/74/215743/presse/an-officer-and-a-spy-presskit-english.pdf