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Escobar - Il fascino del male - Loving Pablo Regista: Fernando León de Aranoa

Escobar - Il fascino del male - Loving Pablo

Regista: Fernando León de Aranoa

Cast: Penélope Cruz , Javier Bardem, Peter Sarsgaard, Julieth Restrepo, David Ojalvo, Giselle Da Silva

Anno: 2017

Provenienza: Spagna, Bulgaria

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“La Colombia è piena di belle donne.”

Pablo Emilio Escobar Gaviria nasce il 1 dicembre 1949 a Rionegro in Colombia.

Muore, colpito dall'esercito, il 2 dicembre del 1993 sul tetto di una casa di Medellín.

Nei quarantaquattro anni passati fra le due date avvenne la creazione sia del più terribile e famoso narcotrafficante, sia di un personaggio complesso, celebre e crudele.

Ventenne, Pablo Escobar lavora per un boss della droga. È l'inizio una carriera brillante, arriverà a controllare l'opulento mercato della cocaina negli Stati Uniti.

Guadagnava mezzo milione di dollari al giorno. Sfida tutti esibendo uno sfrontato esibizionismo della sua ricchezza come la costruzione della Hacienda Nápoles, un ranch faraonico.

Nel 1982, dopo una campagna elettorale all'insegna dell'acquisto dei voti, fu eletto in parlamento. Ma dopo un documentario fu trasmesso dalla BBC mostrandolo come uno spietato commerciante di droga perciò fu costretto a dimettersi.

La conseguenza fu una sanguinosa guerra fra i narcotrafficanti e il governo colombiano.

Escobar organizzo un esercito paramilitare, ben armato, agguerrito e crudele: furono uccisi Guillermo Cano giornalista e direttore El Espectador, il ministro della giustizia in carica Rodrigo Lara Bonilla e addirittura il candidato alla presidenza della repubblica Luis Carlos Galán.

Il presidente Reagan prese la decisione di combattere il traffico della droga violentemente, e la DIA intervenne pesantemente in Colombia. Per paura di una possibile estradizione negli Stati Uniti Escobar preferì il un compromesso con le autorità colombiane. Si dichiaro colpevole di un reato commesso in Colombia e fu imprigionato nella Catedral, una lussuosa ed esagerata prigione da esso stesso fabbricata.

Percepito un cambiamento nell'atteggiamento del governo, Escobar scappa dalla sua stessa prigione. Inizia la decadenza. Altri cartelli della droga iniziano una caccia all'uomo. Ricercato da tutti, abbandonato con un solo guardaspalle, fu individuato e ucciso dall'esercito.

Un vero mito del male, un ideale perverso. Ma il personaggio Pablo Escobar acquisisce un'aurea speciale fino a essere il protagonista di famose serie televisive. Al cinema arriva con Escobar - Il fascino del male - Loving Pablo del regista Fernando León de Aranoa presentato alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Chi era Escobar? Un folle, un pazzo, un sanguinario? Uno psicopatico, un esibizionista?

Certo non era un folle, il cartello dei narcotraffici era composto da decine di clan e non avrebbero scelto un malato di mente.

Altre ragioni esistono se tanti sceneggiatori si sono interessati alla sua vita, devono esserci motivazioni più moderne come l'avanguardia della polarizzazione fra bene e male affascinante per i giovani.

Come lo vede Fernando León de Aranoa?

Sicuramente con una doppia personalità, un disturbo dissociativo dell'identità. Accentua il contrasto usando Virginia Vallejo come esatto contrario per enfatizzare il confronto.

Siamo nel 1981. Un aereo privato atterra. Scenda una donna meravigliosa. Si tratta di Virginia Vallejo una nota presentatrice della televisione colombiana. Deve intervistare Escobar.

Virginia è una donna di classe, stupenda, piuttosto snob. È accolta da Pablo con moltissima gentilezza nel suo teatrale ranch.

La prima differenza è evidente: essa è bellissima elegante colta ricercata. Stride con Pablo, mal vestito, atteggiamenti rudi e aggressivi. Ma Virginia trova Pablo affascinante e inizia con esso una relazione.

La rappresentazione cinematografica avviene nella scena del viaggio in macchina, Pablo vuole mostrargli i suoi progetti, diciamo, sociali.

La camera è dentro l'autovettura, con una soggettiva vediamo dei bambini giocare al bordo della strada. Quando riconoscono Pablo nella macchina iniziano a corrergli dietro salutandolo festosamente. Dalla strada si alzano delle nuvole di polvere perché non è asfaltata. Stacco, la stessa scena è ripresa in campo lungo e lateralmente. La strada è in salita e divide diagonalmente l'immagine. Sulla carreggiata c'è lo stesso suv e gli stessi ragazzi gioiosi. Le due parti schizofreniche dell'immagine mostrano un altro messaggio, quello sociale, la motivazione del successo popolare di Pablo. È impressionante la nostra visione, siamo in realtà in una discarica. Tonnellate di rifiuti sono nella parte sotto, delle persone cercano qualcosa da vendere, insieme ai fumi tossici della mondezza bruciata. Nella parte settentrionale c'è la stessa povertà. Una baraccopoli sporta e decadente. La gente ci vive condividendola con una moltitudine di spazzatura.

La scena continua simboleggiando ancora il film.

Pablo arriva, è salutato dai bambini e gli risponde chiamandoli per nome. Saranno essi il suo futuro esercito. In cima a quella montagna di rifiuti Pablo mostra a Virginia i suoi progetti, innalzare seicento case per la sua popolazione. Dietro hanno un prete sorridente e acconsenziente, simbolo che la chiesa e Escobar sono insieme a difendere i poveri.

La camera di alza e si vede tutta Medellín ai piedi del boss.

Altre scene dicotomiche per atteggiamenti e caratteri contrastanti hanno lo stesso marchio. Pablo Escobar è il centro di tutte le anomalie.

Ama la famiglia, la moglie, i figli. La sua condanna arrivò dal desiderio di parlare con essi. Il loro telefono fu intercettato.

Le scene rappresentanti il dualismo sono tantissime.

Anche divertenti. Durante la prigionia nel lussuoso carcere si alternava il sabato consacrato alla famiglia, agli altri giorni dedicati agli affari e ad accogliere prostitute. In una scena assistiamo a un vero cambio di guarda. Il bus con tante puttane esce dal cancello e contemporaneamente le macchine con moglie figlie parenti entrano.

È angosciante ma altrettanto significativa la scena nella quale Pablo è nascosto nella foresta. Le famiglie povere gli portavano le figlie minorenni per pochi soldi. Mentre si ritrovava con una fanciulla, il campo è attaccato dagli elicotteri dell'esercito. Pablo scappa nella foresta nudo, ridicolo nella sua andatura scomposta. Intorno tanti morti compresa la misera ragazzina. Tanto amava i figli minorenni tanto era vigliacco con i bambini dei suoi sudditi.

Dalla famiglia si passa all'amore popolare dei colombiani.

Pablo ha vinto le elezioni, sta entrando, accompagnato da una folla di sostenitori, ma è bloccato: vietato entrare senza cravatta e Pablo non la indossa. Dalla folla si alzano decine di mani con una cravatta, tutti gli offrono la propria. Pablo Escobar deve entrare in parlamento perché rappresenta il popolo.

Quando inizia la guerra contro la polizia, i morti sono migliaia. Offre una ricompensa per ogni poliziotto ucciso differenziato dal grado. I soldi sono molti per le famiglie disperate di Medellín.

Stanno distribuendo fucili e mitragliatori in una baraccopoli, la gente comincia a urlare la benedizione per l'uomo più amato: Dio bendiga El Patrón. El Patrón, il padrone è Pablo Escobar. La politica è distante dalla gente mentre Pablo è l'unico ad ascoltarli, aiutarli, a sostenere.

Qual è il ruolo di Virginia?

È la voce fuori campo, racconta la sua storia. Il suo punto di vista è importante, conosce entrambi i Pablo sia quello dell'intimità, umano, passionale, sia quello crudele, spietato.

Essa è la testimone della bipartizione umana.

È l'immagine nefasta dell'innamorarsi del male, dell'uomo sbagliato.

Virginia è una donna piena di sussiego, raffinata, affronta gli avvenimenti della vita con una forte sensibilità femminile. Come si può uscire dall'abisso di essere l'amante dell'uomo più ricercato del mondo?

Anch'essa sarò vittima di Pablo. Quando è licenziata, minacciata, schifata per la sua relazione, Virginia gli chiede di aiutarla con dei soldi per andarsene. Ma come la ha corteggiata ora senza pietà la caccia come una puttana.

Il finale è misero, ma l'arroganza dell'uomo rimane sempre visibile: superbo, vanitoso come è stata la sua vita.

Gli rimane solo un compagno. Insieme sono nascosti in una stanza schifosa. La polizia li ha intercettati, stanno arrivando alla porta. Il regista ritaglia la scena con le due pareti laterali, come in un teatro. Si apre una prospettiva, in fondo vicino a una finestra, centrale, il guardaspalle, mentre Pablo appare nella scena di lato. Anch'esso fissa la porta ma è di profilo con una figura fisica scadente, una pancia prominente, scalzo e trascurato. Una decadenza accentuata dal disordine, con tanti vestiti gettati sul pavimento. Da una parte c'è la porta – dove il regista ha posizionato la camera – e dall'altra la finestra della tentata fuga e della morte.

Questa volta, arrivata la notizia della sua decesso, un altro grido si leva, quello contrario agli assassini, alle tragedie: “Viva la Colombia!”

Il film ha il suo valore nella precisione e nella composizione di belle scene, con un fine e un linguaggio certo. Il regista è ben schierato, non ha dubbi, ma si accorge che se Pablo Escobar è il male, senza nessun tentativo di riabilitazione, dall'altra parte c'è un vuoto culturale economico politico. È il questo liquido amniotico nel quale Pablo Escobar ha potuto arricchirsi, uccidere, diventare il più grande trafficante di droga al mondo.

Nota: Informazioni su Pablo Escobar dal libro Storia segreta dei narcos di González Cecilia, titolo originario Todo lo que necesitas saber sobre narcotrafico, traduzione Marta Lanfranco, Prima edizione gennaio 2018, Newton Compton editori, Roma