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Detective Dee e il mistero della Fiamma Fantasma - Di renjie: Tong tian di guo Regista: Hark Tsui

Detective Dee e il mistero della Fiamma Fantasma - Di renjie: Tong tian di guo

Regista: Hark Tsui

Cast: Andy Lau, Tony Ka Fai Leung, Li Bingbing

Anno: 2010

Provenienza: Cina, Hong Kong

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“La grandezza vuole grandi sacrifici.”

Proiettato alla Mostra del cinema di Venezia del 2010, Detective Dee e il mistero della Fiamma Fantasma - Di renjie: Tong tian di guo, è un lavoro bello, diretto da Hark Tsui, operoso autore del cinema cinese sia come regista, sia come produttore, sia come autore.

Il cinema cinese sta viaggiando a ritmi elevati.

Nel 2015 sono stati prodotti 686 film, con un incasso al botteghino di 6,81 miliari di usd, con 31.627 schermi, di cui 7.000 aperti nel 2015. (fonte Focus 2016 World Film Market Trends Dubai Film Market)

Per un mercato di cosi importante è necessario produrre film di spessore, di ampio respiro, anche storici. Abbiamo colossal con budget d’ingente importo, costruiti con abbondante uso del computer ma anche con utilizzo di migliaia di comparse e ampio dispendio di risorse. Il tema è il significato profondo della loro tradizione culturale, visto in prospettiva futura. Si parte sempre da distante.

Chi è il Detective Dee? Robert Van Gulik nato in Olanda nel 1910, già a ventiquattro anni parte per l’estremo oriente come diplomatico. Dopo la Cina e la Malesia diventa ambasciatore in Giappone fino alla sua morte nel 1967. Profondo studioso dell’arte, della letteratura, della storia cinese ha tradotto un testo cinese anonimo, I celebri casi del giudice Dee in cui appare per la prima volta il magistrato Dee. In seguito scriverà una serie di romanzi, di sua invenzione, con protagonista sempre il magistrato, rielaborando uno studio storico, perché il magistrato Dee era realmente vissuto dal 630 al 700 durante la dinastia Tang.

Il detective Dee di Robert Van Gulik è un uomo di polso, retto, deciso, rispettoso dello stato, degli studiosi. Un uomo di azione ma anche riflessivo e deduttivo. Un filosofo, un razionale ma anche frequentatore dei templi confuciani e taoisti.

Il regista Hark Tsui riprende il carattere anche perché decisamente perfetto per il cinema.

Siamo nel 689 d.C., Detective Dee è in carcere accusato di aver congiurato contro la prima imperatrice cinese. L’imperatore muore all’improvviso e sul trono si trova la moglie. Un cambiamento profondo: i cinese sono in attesa di una punizione celeste per questo misfatto. E il castigo arriva puntuale e misterioso: delle morti incomprensibili hanno colpito uomini vicino all’imperatrice.

Ma Detective Dee è un razionale “La tortura è una inutile crudeltà e dà soltanto menzogne” e riuscirà a canalizzare gli avvenimenti nella giusta dimensione scientifica.

Il film è colorato, veloce, ingegnoso. L’arte marziale è una filosofia, un comportamento morale. La forza del lottatore è elevata, non perché basata su forza muscolare ma perché imperniata su una concezione di vita. Con queste capacità i combattimenti possono avere caratteristiche fantastiche. La forza di gravità è sconfitta, il guerriero è in grado di lievitare, correre in aria, saltare ostacoli impossibili. Non è potenza fisica: la vitalità è tutta mentale e morale.

Hark Tsui conosce bene il cinema d’azione. La maestosità delle scene, l’ostentazione dell’impero, la città immensa sotto lo sguardo dell’imperatrice sono i simboli di una grandiosità passata e futura.

Ma l’enormità può essere pericolosa se avviene al di fuori dei canoni morali: “Finché seguo la mia strada il mio cuore è in pace”. L’immensa statua del Buddha è fuori strada, in quel periodo i confuciani erano soggetti a interdizioni ed emarginazione. Inaccettabile nelle sfere celesti. Fedeltà, onore, lealtà, amicizia sono i sentimenti della popolazione cinese, rompere questi principi è portatore di cattiva sorte.

Ralenti, improvvisa velocità, carrello sempre in movimento, panoramiche eccentriche, tutto è alla portata del regista. Nessuno e nulla è fuori scena. L’esibizione di grandezza è tutta nell’animo umano di Detective Dee. Le grotte buie in cui dovrà vivere non sono una punizione è la sua accettazione di vita, perché lealtà, onore corrispondono al sacrificio personale. Alla fine: “sono una donna sola” avrà la meglio. L’imperatrice saprà ribaltare i canoni celesti di una sua elezione, ma solo accogliendo la modestia e la moderazione come consigliato da Detective Dee.

Una pellicola di generi infiniti. Giallo, noir, humor, azione, arti marziali, costume, storico è questa la grandiosità del cinema cinese.