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99 Homes Regista: Ramin Bahrani Cast: Andrew Garfield, Michael Shannon, Noah Lomax

99 Homes

Regista: Ramin Bahrani

Cast: Andrew Garfield, Michael Shannon, Noah Lomax, Laura Dern

Anno: 2014

Provenienza: USA

Autore Recensione: Roberto Matteucci

“Non farti commuovere dai beni immobili.”

La normativa sullo sfratto negli USA è completamente diversa da quella italiana. Non pone nessun vantaggio allo sfrattato, nessuna motivazione può essere presentata salvo il pagamento immediato del debito. I tempi, i modi sono veloci e irruenti.

Anche in America le case si comprano con i finanziamenti delle banche. Il crollo del mercato immobiliare, la crisi degli investimenti di copertura, i licenziamenti hanno provocato un intervento pubblico smisurato per salvare banche e assicurazioni e hanno innescato una serie di rate insolute da parte dei compratori di case.

Ramin Bahrani ci racconta i drammi e i traumi degli sfratti con 99 Homes, presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2014.

Nel 2012 Ramin Bahrani fu presente a Venezia con At Any Price, nel quale ci svelava le miserie umane ed economiche della provincia americana, nascoste all’interno delle falsità di una ricca famiglia.

99 Homes è ambientato nell’effervescente e solare Orlando in Florida. Una zona fiorente, ricca ma ultimamente schiacciata dalla depressione.

Dimentichiamo gli sfratti all’italiana, quando la polizia arriva nei bilocali di poveracci. Qui è il contrario. Ci sono manager, professionisti, dirigenti i quali con i passati ricchi salari si sono comprati delle belle e ampie ville. Senza stipendio non sono più in grado di regolare il debito. A questo punto il lavoro sporco spetta all’agenzia immobiliare incaricata dalla banca allo sfratto.

S’inizia con un suicidio; il padrone di casa si spara quando arrivano l’agente immobiliare e lo sceriffo per lo sfratto. Rick Carver è l’agente immobiliare. Nonostante il dramma, Rick parla al telefono delle sue cose, indifferente della drammaticità della questione umana, con un cinismo epico.

Arriverà anche a bussare nella porta della casa di Dennis Nash. Il giovane è senza lavoro perché la ditta per cui lavorava è fallita. Senza soldi non ha potuto pagare l’ipoteca sulla casa. Una casa di famiglia nella quale vive con il figlio e la madre.

Non c’è nulla da fare, lo sfratto è immediato: “Vi do due minuti.”

Senza lavoro e senza casa, Dennis si ritrova casualmente a lavorare per il suo aguzzino Rick.

Dennis è costretto dalla situazione, dal dramma familiare. Non si limita a svolgere il compito con buona diligenza, la esegue con grande capacità tanto da conquistare la fiducia di Rick, fino a condividere con l’agente perfino dei casi poco legali.

Il film ha due filoni. Il primo è il cinismo di Rick. Nel secondo ci sono la parte emozionale e sociale delle famiglie rappresentato da Dennis.

Le scene dello sfratto sono raccontate sempre come la contrapposizione di due emozioni con dei campi ravvicinati. Non ci sono tanti campi lunghi o medi, si preferisce l’entratura psicologia dei due personaggi. Rick è il dominatore: sta ordinando a Dennis il comportamento da seguire ed è ripreso con la camera situata a livello basso. Rick è il dominatore della scena, la riempie totalmente, rappresenta il mondo vampiro degli speculatori: ci sono mille case da negoziare.

È innegabile, Rick rappresenta la speculazione, gli avvoltoi della finanza. Il modello per questo tipo di personaggi è ovviamente Gordon Gekko di Wall Street. In egual misura Rick Carver ha la sua filosofia, uno scopo di vita. Non si tratta solo di accumulare denaro ma di regnare nel mondo e di alimentare il proprio smisurato ego. Una filosofia fin troppo evidente, sia nei movimenti, nella postura, nella fisicità, sia nelle sentenze lanciate per stupirci:

“Abbiamo rovinato il nostro creato.”

“Darwin in persona è passato per Orlando.”

“Loro costruiscono case, io le posseggo case.”

“Hanno tutti una storia strappalacrime.”

“Sono un fottuto barometro.”

“L’America non fa credito ai perdenti.”

“Fanculo i sogni, brindiamo alle cento case.”

Comprendere la psicologia del personaggio richiederebbe sedute di psicanalisi. Il regista lo traccia esattamente, grazie sia ai formalismi accentuati (tipici per caratteri sopra le righe), sia per la contrapposizione drammatica con Dennis.

Dennis Nash è la vittima, rappresenta lo sconfitto. La crudeltà subita è accentuata dalla presenza dei bambini. La storia lo porta a essere doppiamente oppresso, perché costretto (o forse no) ad accettare la vergognosa figura del carnefice.

La questione economica non è indifferente. I meccanismi sono importanti. Dietro agli sfratti c’è una truffa nei confronti delle banche e dello stato, attraverso il meccanismo delle buonuscite e del furto, con conseguente restituzione a pagamento dei materiali all’interno delle case sfrattate.

Un film ritmato, la serie di sfratti rappresenta le più svariate umanità e aspetti sociali drammatici, tutti sono aggrappati alla propria casa. La camera gira fino a diventare sempre più vicina alle tensioni più profonde. Il montaggio è fra momenti allegri con quelli angoscianti delle esecuzioni forzate.

Una pistola compare costantemente simboleggiando un finale catartico.

Quello dello sfratto per motivi economici è un problema internazionale. A Venezia è presente un altro film sull’argomento. Si tratta di Kreditis limiti una pellicola georgiana, dove a Tbilisi, distante migliaia di chilometri dalla bella Florida, una famiglia sta ugualmente per essere sfrattata.